Il problema comune è che restiamo invischiati nelle nostre costruzioni mentali e le scambiamo per la “realtà”; questa però non può essere costruita, esiste già e, quasi sempre, mai come crediamo di averla capita. L’annaspare nella ricerca di spiegazioni e soluzioni concettuali è la causa degli infiniti problemi del praticante; infatti nel momento stesso in cui afferriamo (o crediamo di averlo fatto) un concetto, tralasciamo la realtà vera e propria, la nostra mente concettuale è altamente impegnata a pensare, analizzare, controllare, pianificare, compiacersi; per essa tutto diventa bianco o nero, giusto o sbagliato, amico o nemico.
La salvezza? Potrebbe essere la libertà del non attaccamento, la non parti- colarità di ogni cosa, di ogni pensiero che incontriamo, e addirittura di noi stessi.